Il grandioso strumento, a tre manuali di 58 tasti e pedaliera tedesca di 30 note, a trasmissione elettropneumatica e dotato di tutti i più moderni ritrovati dell’arte organaria, venne commissionato dalla Fabbriceria parrocchiale alla Ditta Tamburini dopo una serie di trattative intercorse tra gli organari più in vista dell’epoca e Don Giovanni Battista Mantero (1859-1923), organista della Basilica di S.M. Assunta in Carignano e membro della commissione di musica sacra dell’ Arcidiocesi di Genova, incaricato di presentare una relazione che doveva, in definitiva, decretare la scelta dell’organaro cui affidare i lavori.

Il nuovo organo venne fortemente voluto anche per poter celebrare con ancora più solennità e lustro l’incoronazione dell’effige della Vergine Maria e del Bambino, evento che ricorre ogni cento anni dal 1616 e che si sarebbe dovuta tenere il 21 novembre 1916, festa liturgica della Presentazione di Maria al tempio. La solenne incoronazione, tuttavia, potè aver luogo solo dopo la conclusione del primo conflitto mondiale, il 21 novembre 1920, con le corone auree donate da S.S. Benedetto XV nelle quali vennero incastonate le gemme offerte dalle nobildonne genovesi.

L’incoronazione del 1916 ricopriva poi un’importanza affatto particolare in quanto, dal 3 settembre 1914, sedeva sul soglio pontificio S.S. Benedetto XV, al secolo Giacomo dei Marchesi Della Chiesa, parrocchiani della Collegiata, e che proprio sotto le volte dello sfarzoso tempio genovese aveva ricevuto il battesimo 1l 22 Novembre 1854, il giorno dopo la sua nascita, coincidente quindi con la festa patronale di N.S. delle Vigne.

Prima della costruzione del nuovo strumento, la Collegiata disponeva di due organi:

il maggiore, nella cantoria del transetto destro, prospiciente la cappella della Vergine Maria, costruito dai fratelli Serassi di Bergamo nel 1830 (opus 430), ad un manuale, su base 16’, con un ripieno ricco di raddoppi ed i consueti registri da concerto.

Il minore, nell’abside, alle spalle dell’altare maggiore, costruito probabilmente da Filippo Pittaluga nella prima metà del XVIII secolo (ricostruito da Luigi e Francesco Ciurlo nel 1776) ed a tutt’oggi ancora conservato nella parrocchiale di Piandeipreti, frazione del comune di Tribogna, nell’entroterra ligure di levante, venduto a quella comunità nel 1918.

Il problema principale che si presentò al momento di scegliere la ditta alla quale affidare i lavori, fu proprio quello di voler mantenere il nucleo del ripieno del celebre Serassi ed ampliare lo strumento con i migliori ritrovati dell’epoca al fine di dotare la collegiata di un moderno organo sinfonico ispirato chiaramente alla tradizione d’Oltralpe ma conservando, per il ripieno, il gusto prettamente italiano.

Giovanni Tamburini (1857–1942), fra la rosa di organari interpellati, fu l’unico a dichiararsi pronto a mantenere in toto il materiale più antico e, per far sì che questo potesse non subire alterazioni di intonazione e pressione, impiegò un particolare somiere meccanico, variante perfezionata di quello di George William Trice (1848-1920) che, come è noto, a Genova aveva portato a termine nel 1890 il suo capolavoro, l’organo della Basilica dell’Immacolata, affetto però da quei malfunzionamenti che, dovuti all’estrema avanguardia dei sistemi di costruzione non ancora maturi per l’epoca, lo porteranno al quasi completo silenzio già pochi anni dopo la sua inaugurazione.

Il nuovo triplice strumento della Collegiata di N.S. delle Vigne fu concepito secondo la moda tardo romantica francese dislocando i corpi del Grand’Organo (prima tastiera) e dell’Espressivo (seconda e terza tastiera) nelle due cantorie contrapposte nelle teste del transetto suddividendo anche i relativi registri di pedale.

La grande consolle e l’organo corale - distribuito sui tre manuali - vennero collocati dietro l’altare maggiore e, al fine di poter disporre dello strumento del coro, che veniva usato giornalmente per sostenere il canto delle Ufficiature canonicali, anche nell’eventualità di mancanza di corrente elettrica, venne costruito a sistema pneumatico tubolare. In una stanza che si affaccia sul coro, a destra della console, la cui finestra è occultata da un fregio che corre per tutta la zona absidale, fu alloggiata la soffieria manuale a stanga.

Commissionato il 30 Ottobre 1913, l’organo subì un periodo di gestazione abbastanza lungo e complesso dovuto, non solo alla novità del tipo di costruzione ed alle sue grandi dimensioni, ma anche a cause esterne come l’improvviso arruolamento volontario per il fronte dei lavoranti addetti agli avvolgimenti dei magneti.

Finalmente, dopo tre anni di lavori e contrattempi, e terminate anche le grandi opere di restauro ed abbellimento generale di tutta la Chiesa, lo strumento viene consegnato con piena soddisfazione non disgiunta ad una dose di comprensibile curiosità.

Mentre in Europa imperversavano, furibondi e sanguinosi, i venti distruttori della Grande Guerra, Domenica 2 gennaio 1916, alle h.14.30 veniva inaugurato dal M° Marco Enrico Bossi il grande organo sinfonico con la benedizione di S. E. l’Arcivescovo Ludovico dei Marchesi Gavotti.

Il timore che le innovazioni impiegate da Giovanni Tamburini nel suo nuovo strumento potessero risolversi in una débâcle, spinsero il Can. Prevosto Mons. Lorenzo Siccardi, interpretando anche il desiderio della Fabbriceria, a richiedere un collaudo segreto che avvenne qualche sera prima ad opera dello stesso M° Bossi al fine di assicurarsi di persona dell’effettiva riuscita dei meccanismi in generale.

Nove anni dopo, nel 1925, si volle ulteriormente arricchire lo strumento con un quarto corpo d’organo collocato nel tamburo della cupola. Lo strumento così ampliato fu quindi nuovamente inaugurato dal M° Ulisse Matthey che nel 1916 aveva già tenuto ad una settimana di distanza da quello del M° Bossi un secondo concerto di inaugurazione.

Nel 1930 furono collocate le statue lignee degli angeli musicanti al di sopra delle colonne dei due organi del transetto scolpiti dal celebre scultore rapallese Antonio Canepa (1850-1931). Fu il suo canto del cigno: dei 16 angeli previsti, solo 12 furono portati a termine a causa della morte dell’artista.

L’imponente Organo, miracolosamente scampato ai bombardamenti che pur danneggiarono gravemente la Collegiata durante il Secondo conflitto mondiale, fu sempre regolarmente suonato e mantenuto in perfetta efficienza. Fra i titolari che sedettero alla sua console, dal 1916 ad oggi, possiamo annoverare il M° Domenico Bellando (1868-1922), ottimo organista e finissimo compositore; fu titolare dell’organo della Cattedrale di S. Lorenzo dall’età di 14 anni e nominato nel 1916 organista onorario e straordinario del Grand’ Organo Tamburini. Nel 1904 occupò la prima cattedra di organo presso l’allora Civico istituto di musica “N. Paganini” che diverrà in seguito il Conservatorio di Stato del capoluogo ligure.

Dal 1927 alla sua morte, lo strumento fu tenuto dal canonico Don Oreste Parodi (1860-1948), valente compositore ed organista, molto stimato dal celebre M° Don G.B. Campodonico (1892-1958) organista e M° di cappella della Cattedrale di Chiavari. E’ doveroso ricordare che in quegli stessi anni fu curato alle Vigne Don Mario Pertica (1905-1940) che, denominato il “Perosi di Genova” fu dal 1927 alla sua morte Organista e M° di Cappella in Cattedrale.

Pur non essendo mai stato nominato titolare dello strumento, suonò per lungo tempo alle Vigne il M° compositore Giacomo Pedemonte (1894-1963) dal 1922 al 1959 docente di Organo presso il Liceo musicale cittadino ed organista e M° di Cappella alla Chiesa del Gesù.

Nel secondo dopoguerra fu per alcuni decenni alla console Don Angelo Fasciolo, autore di molta musica vocale e strumentale.

Alla fine degli anni ’80 del ’900, l’organo fu ampiamente revisionato dalla Ditta Tamburini.

Dal 1998, dopo un lungo periodo di abbandono e di silenzio, lo strumento ha ripreso il suo servizio liturgico con il M° Fabrizio Callai, attuale organista titolare e M° di cappella della Basilica.

Il quadruplice strumento, testimonia il sommo valore di un artefice come Giovanni Tamburini e la lungimiranza che la Fabbriceria dimostrò, pure in un’epoca estremamente complessa quale fu quella cosiddetta ‘ceciliana’, nel voler preservare la totalità del ripieno Serassi, giudicata insuperabile e quindi ben degna di essere non solo conservata ma inserita in uno strumento moderno che potesse tenere testa alle monumentali edificazioni coeve e di poco precedenti di Francia e Germania senza rinnegare il carattere limpido ed argentino della fonica italiana, principio al quale Giovanni Tamburini seppe attenersi per tutta la vita dimostrandolo materialmente con le sue opere.

Elaborato a cura del M° Fabrizio Callai, prodotto in occasione del centesimo anno di costruzione del monumentale strumento.

Descrizione tecnica.

A completa trasmissione elettrica, lo strumento ha una consolle posta in coro completa di tre manuali di 58 tasti con estensione DO 1 – LA 5: i tasti diatonici sono rifasciati in osso, i cromatici in ebano. Ha una pedaliera tedesca di 30 note reale al FA 3. Possiede 54 registri reali per un totale di circa 4.000 canne; nella ricostruzione Tamburini ha utilizzato materiale fonico del precedente organo Serassi A.D. 1830 opus n. 430 conservandone la stessa pressione di esercizio.

I registri sono azionati da placchette a bilico in ceramica colorata.

I° Manuale – Grand’Organo, transetto destro.

Principale 16’

Principale forte 8’

Principale dolce 8’ (Serassi)

Dulciana 8’

Flauto a camino 8’

Ottava 4’ (Serassi)

Gemshorn 4’

XII (Serassi)

XV (Serassi)

Ripieno grave 4 file (Serassi, con integrazioni)

Ripieno acuto 5 file (Serassi, con integrazioni)

Cornetto 3 file (Serassi, con integrazione delle prime due ottave)

Voce umana 8’ (dal DO 2) (Serassi)

Tromba 8’

Tuba 8’ a forte pressione

Tuba 4’ a forte pressione

 

II/III – Positivo/Recitativo espressivo (doppio scompartimento), transetto sinistro:

Bordone 16’

Principale 8’

Bordone 8’

Salicionale 8’

Gamba 8’

Eufonio 8’

Ottava 4’

Flauto 4’

Flauto in XII 2’ 2/3

Flautino 2’

Ripieno 5 f.

Voce Celeste 8’ (dal DO 2)

Concerto Viole 4 file (progressive)

Oboe 8’

Voci corali 8’ (dal DO 2)

Tremolo

 

III–Solo Espressivo in cupola, nel tamburo della cupola e nel finestrone ovest.

Gamba stentor 8’ AP

Concerto viole 4 file (progressive)

Clarinetto 8’

Tuba mirabilis 8’ a forte pressione

Campane tubolari (DO 1 - DO 2)

Tremolo.


Pedale:

*Contrabbasso 16’

*Bordone 16’

°Bordone 16’

°Violone 16’

*Gran Quinta 10’ 2/3

*Basso 8’

° Bordone 8’

*Violoncello 8’

°Violoncello dolce 8’

*Ottava 4’

*Bombarda 16’

*Trombone 8’.

*: lato GO.

°: lato Pos/Rec.

 

Organo Corale Espressivo (pneumatico, a triplo scompartimento):

- I°:

Principale 8’

Ottava 4’

Flauto 4’

Ripieno 5 f.

- II°:

Principale 8’

Principalino 8’

Gamba 8’

Ottava 4’

Flauto 4’

Ripieno 5 f.

- III°:

Principalino 8’

Gamba 8’.

- Pedale:

Subbasso 16’

Unioni, accoppiamenti d’ottava classici, combinazioni fisse ( 8 per il G.O, 8 per l’O. P-E, 6 per l’O. R-E), annullatori consueti, combinazione libera particolare per ogni manuale e generale.

Pedaletti e staffe da sinistra:

Unione I al pedale, Unione II al pedale, Unione III al pedale, Unione II – I, Unione III – II, Unione III – I, Forte I, Forte II, Fortissimo, Espressione, Aumentatore ( 0 – 14), Combinazione libera generale.

Piano al pedale programmabile per ogni tastiera.

Tutti i somieri sono del tipo pneumatico con membrane (borsette) in pelle esclusi i due del Grand’Organo del tipo Trice. Lo strumento è provvisto di circa 5.000 borsette in pelle.

Tutti i 12 mantici sono del tipo a lanterna, fasciati con pelle di montone conciata in bianco e capretto per le finiture, rifasciati con carta di colore blu e dipinti con bolo rosso.

Sono presenti 5 elettroventilatori per l’alimentazione della manticeria: due per il Grand’Organo, uno per l’organo Corale, uno per l’Organo Espressivo, uno per l’organo della cupola.

Attualmente lo strumento è in restauro presso il nostro laboratorio; il progetto prevede che tutte le operazioni di restauro siano a carattere conservativo senza alcuna modifica all’apparato trasmissivo.